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Micalich: «Ripartiremo alla grande»

6 Maggio 2019

La nottata è passata. Insonne, perché uscire dai play-off brucia, figurarsi al primo turno perdendo una partita che la Gsa sembrava avere in pugno. Ci vorrà ancora qualche giorno per smaltire completamente la delusione, ma il general manager bianconero Davide Micalich (intervistato sull’edizione odierna dal Messaggero Veneto) sembra avere le idee chiare su come ripartire. Prima, però, c’è da analizzare un tonfo francamente inatteso.
Micalich, lei ha già detto di non voler sentir parlare di annata fallimentare o di flop. Possiamo definirla una stagione deludente?
«Io rispetto l’opinione altrui, quando è espressa in modo civile. Francamente parlerei di mancato obiettivo, ci aspettavamo di fare un turno in più nei play-off. Si potrebbe parlare di flop se avessimo fatto i play-out. Ricordiamoci che siamo sempre stati fra le prime cinque, che abbiamo vinto 14 partite in casa. Detto questo, la stagione ha detto anche altro. Abbiamo giocato in un palazzo sempre pieno, proprio mentre muoiono piazze storiche come Siena e Reggio Calabria, mentre Torino e Cantù sono agonizzanti. Penso anche a un gruppo di sponsor meraviglioso, al fatto che abbiamo una società sana, a un settore giovanile che spinge».
Sui social network dell’Apu Gsa, oltre alle critiche ci sono ringraziamenti a lei e al presidente Pedone per l’impegno profuso. Una frase ricorrente è “speriamo che la società abbia imparato qualcosa dagli errori commessi”.
«Mi fa piacere riscontrare che la gente ci spinge a non mollare. Una sconfitta non deve essere un’onta, ritengo anzi che è dalle sconfitte che s’impara a vincere. Ciò che dispiace è non essere riusciti a trasformare una squadra forte sulla carta in un gruppo vincente».
Oltre alle immancabili critiche sui social network c’è da registrare una contestazione dagli ultras alla squadra al termine di gara4, in particolare ad Amici. Il suo pensiero in merito?
«Queste sono cose che non possono e non devono capitare, sono amareggiato. In settimana avrò un incontro con gli ultras e ne parleremo. Ad Amici non si può imputare niente, ha giocato con la mano fratturata, contro il parere del medico. Una cosa deve essere chiara: dobbiamo remare tutti nella stessa direzione, se litighiamo fra noi, facciamo una brutta figura. Non è possibile fare una dramma dopo ogni sconfitta».
Parliamo solo dell’aspetto tecnico. Ha qualche rimpianto?
«Nessuno. Non è stato semplice cambiare coach, ma lo abbiamo fatto perché pensavamo che il gruppo meritasse una seconda opportunità. Forse abbiamo commesso qualche errore nella valutazione di qualche atleta. Potrei anche dire che l’infortunio di Amici dopo gara1 ci ha condizionato, la verità è che l’eliminazione è meritata. Le scelte, però, le rifarei tutte».
Eppure i due americani non sempre hanno reso secondo le aspettative, e da gara2 in poi sono entrati in una parabola discendente.
«Powell e Simpson sono due buoni giocatori, a mio avviso sono rimasti coinvolti nella situazione che si è venuta a creare con l’assenza di Amici e Cortese: le difese erano tutte concentrate su di loro. È vero che sono andati a corrente alternata, ma l’impegno non è mai venuto meno. Aggiungo una cosa: entrambi dopo la partita hanno scritto messaggi splendidi, Simpson addirittura una lettera aperta sui social».
Lei dice che rifarebbe tutto. Anche affidare la regia a un play giovane come Penna?
«Lollo è giovane, non è un realizzatore. È un regista vecchio stampo, preso per innescare Powell, Cortese e Simpson. È bravissimo e farà carriera, sarebbe un peccato perderlo. Anche Spanghero è bravissimo, ma negli ultimi due mesi è andato in “loop” e mi è dispiaciuto vederlo così in sofferenza».
A proposito di playmaker. La Viola Reggio Calabria è stata appena esclusa dal campionato di serie B. Vittorio Nobile torna a Udine per restare?
«Vito è stato sfortunato. Di sicuro torna alla base, poi vedremo».
In questi anni di A2 avete sempre agito sul mercato in modo tempestivo. Sarà così anche quest’estate?
«La prima cosa da fare è individuare la guida tecnica e condividere un progetto, facendo fruttare le esperienze. Ovviamente è doveroso parlare con Martelossi e col presidente. Una cosa importante è verificare quanto pronti siamo come tessuto cittadino per un ulteriore salto».